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Associazione Disabili Visivi APS-ETS

Associazione nazionale per la promozione sociale e culturale dei non vedenti e degli ipovedenti

Ente morale con personalità giuridica di diritto privato,

Legittimato ad agire in giudizio in difesa delle persone con disabilità vittime di discriminazioni

Benvenuto in disabilivisivi.it:

L'Associazione Disabili Visivi nata nel 1970 per riunire i radioamatori ciechi, oggi è un'associazione nazionale, senza scopo di lucro, di promozione sociale e culturale dei non vedenti ed ipovedenti. Ha esteso le proprie attività in tutti i settori tecnologici che si prestano ad incrementare l'autonomia e l'integrazione sociale dei disabili visivi italiani.

A iniziativa di due amici - Carlo Piccini e Fabrizio Alberti -, in ricordo dell'amico scomparso il 2 maggio 2022, il libro di poesie “Fra la pioggia e il cielo” di Marino Tambuscio è ora disponibile in braille. 

L'opera consiste in un volume braille di circa 40 fogli (80 pagine) e raccoglie 40 poesie.
Nel corso della sua attività letteraria, Marino Tambuscio ha preso parte a svariati concorsi di poesia: fra i più significativi si cita il Premio Montale che lo ha visto primo classificato assieme ad altri poeti per l'opera inedita e il premio Leonforte col medesimo risultato. Nel 1998, presso l'editore Sabatelli, ha pubblicato la raccolta “Fra la pioggia e il cielo” (ora disponibile in braille). Presso l'editore Cheiwiller, nel 1994 è uscita la sua silloge “Sole d'Inverno” (nell'antologia dei primi classificati al Premio Montale dello stesso anno).
Le persone interessate a ricevere l'opera, possono contattare Carlo Piccini scrivendo all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamando il 328-8143651. Si chiede solo un piccolo contributo per coprire i costi di produzione.

“Lettera da segno tre di luglio”
di Marino Tambuscio

Non mi lamento
se di rado
trovai quel che cercavo
Con cura ho scavato
il nero crogiuolo d'una pipa
l'ironia profonda che le macerie
gettano
sull'orbita confusa d'un satellite sbandato
dove il non-ti-scordar-di-me occhieggia invano
sotto il lampo freddo d'un pugnale
più innanzi ho spinto sguardi
posato incerte forme
sulla sabbia infida
ma le strade
erano cieche
e la fortuna
aveva i vermi
nell'arido solstizio
che risucchia l'orizzonte
Lasciami il tempo di narrarti
come non basti un filo teso
come non sia l'inchiostro sulla carta
che dà respiro lungo alla parola
Tu corri
nell'obliqua fantasia
che mi consuma
dentro le forre
che il vento di burrasca
mi rovescia addosso
e fai tutt'uno
con la musica odorosa
che abbraccia intiera
questa valle impervia
Così non mi lamento
se ciò che cerco
mi sospinge oltre
c'è ancora fiamma nel camino
e accende i petali bagnati
di questa notte intima
e remota
Eppure tu lo vedi
è tardi
sempre più tardi!

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